Contrámalini:
spirito contemporaneo e antiche tradizioni

Quella per la terra, le sue tradizioni ancestrali e i suoi ritmi è una passione trasmessa dal nonno a Fabio Tezza, il quale però, pur sentendosi legato a questa eredità fatta di gesti e saperi antichi, non sottovaluta l’importanza della scienza enologica contemporanea nella trasformazione dell’uva...

 
 

Ruvaciolo e la Casa del Sole

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Quella che oggi conosciamo come località Ravazzol, in epoca medievale era chiamata anche Ruvaciolo, ed era sede del vicus Malino, uno dei molti piccoli insediamenti che costellavano al tempo tutta la Valpolicella. 

Il nome dell’azienda Contrámalini vuol essere un omaggio alla storia locale e ai suoi primi abitanti, primi custodi e fruitori di quel paesaggio che oggi rappresenta uno dei tratti più distintivi della vallata di Marano di Valpolicella.

La fondazione dell’azienda risale al 1954, ma è solo nel 1998 che iniziarono i lavori di costruzione della nuova cantina, inaugurata 5 anni dopo: un’opera fortemente voluta da Fabio Tezza, rappresentante della terza generazione, che oggi guida l’azienda con l’aiuto della moglie Chiara e il sostegno del padre.

Quella per la terra, le sue tradizioni ancestrali e i suoi ritmi è una passione trasmessa dal nonno mezzadro a Fabio, il quale però, pur sentendosi legato a questa eredità fatta di gesti e saperi antichi, non sottovaluta l’importanza della scienza enologica contemporanea nella trasformazione dell’uva.

Così, alle tradizionali arele nel fruttaio che in Valpolicella si usano da secoli per appassire le uve, si affiancano nel locale di vinificazione presse soffici e vasi fermentatori di ultima generazione, per non rovinare con strumenti inadeguati tutto il buono che la Natura sa esprimere nelle uve di ogni annata. In quest’ottica di rispetto dell’ambiente si è anche scelto di utilizzare per le operazioni di cantina una forma di energia pulita - quella solare - grazie ad appositi pannelli.

Casa del Sole”; così era chiamata una particolare zona della contrada di Ravazzol.

L’esposizione a sud est di questa collina ha infatti incoraggiato fin dai tempi più lontani l’insediamento umano, favorita anche dalla presenza di una sorgente d’acqua tuttora utilizzata dalle famiglie del luogo e che alimenta un’antica fontana con il caratteristico lavatoio in pietra di Prun. 

Tale situazione ambientale e micro-climatica si è dimostrata anche uno dei luoghi più felici per la coltura della vite, che si trova a godere delle migliori ore di sole durante tutto l’arco dell’anno.

 

I vigneti

Attualmente i vigneti di Contrámalini si stendono a Marano di Valpolicella e a Balconi di Pescantina: 4 ettari circa, sia di proprietà che in affitto. 

Sulla collina di Marano i suoli hanno esposizione a Sud-Est e si presentano argillosi e poco profondi. Qui le uve coltivate con il tradizionale sistema della doppia pergola veronese (con una densità d’impianto di circa 2500 ceppi per ettaro) sono le autoctone rosse Corvina, Corvinone, Rondinella, Molinara, Croatina, e varietà minori.

A Balconi di Pescantina, in prossimità dell’Adige, i terreni si presentano sabbiosi con una forte presenza di scheletro, ed irrigui. Qui le uve coltivate con il tradizionale sistema della doppia pergola veronese (con una densità d’impianto di circa 2800 ceppi per ettaro) sono bianche: Garganega, Malvasia aromatica e Cortese, rosse: Cabernet Sauvignon, Merlot e vitigni particolari italiani. 

Già da anni Fabio Tezza ha scelto di non utilizzare fitofarmaci sistemici (del tipo, cioè, che penetrano nella pianta), ma di adottare la lotta convenzionale guidata, che porta a fare trattamenti con i prodotti più naturali e meno invasivi possibile, come rame e zolfo, e solo quando è davvero necessario. Anche le erbe che crescono tra le viti vengono falciate solo con il decespugliatore quel tanto che serve per non intralciare il lavoro di cura delle vigne: perché, se la qualità finale delle uve è l’obiettivo di Fabio Tezza, questa non può mai prescindere da un’attenzione alla salubrità dell’ambiente.

In cantina

“Sono nato in mezzo ai profumi del Recioto e dell’uva che fermenta, e fin da quando avevo 5 o 6 anni mi divertiva molto aiutare mio padre e mio nonno, pressando l’uva con la nostra vecchia pressa… Per questo scelsi di fare gli studi di agraria, e in seguito, quando iniziai a lavorare, con i primi soldi che riuscii a mettere da parte comprai i miei primi 6 mila metri di terra…”. 

Era il 1992, l’inizio di un’avventura che continua ai nostri giorni. A quei tempi, Fabio Tezza doveva accontentarsi di lavorare le uve sotto casa, nella piccola cantina che aveva tirato su con le sue sole forze e l’aiuto del padre, e di appassire i grappoli in soffitta. Pezzo dopo pezzo, con pazienza la cantina venne ingrandita fino ad assumere nel 2003 la forma attuale e negli anni successivi iniziarono ad arrivare anche i primi strumenti di trasformazione e affinamento di uve e vini: serbatoi di fermentazione a temperatura controllata, la prima linea d’imbottigliamento, la pressa automatica, botti e barrique e serbatoi in acciaio per lo stoccaggio dei vini.

Grazie a semplici accorgimenti come il controllo della temperatura, la pratica dei rimontaggi e delle follature,  l’uso dell’azoto (prodotto in azienda con un proprio generatore) per evitare di dover usare antiossidanti dannosi per la salute, e grazie alla scelta di fare affinamenti lunghi in contenitori di legno, i vini Contrámalini hanno acquistato negli ultimi anni una personalità sempre più spiccata, senza mai tradire allo stesso tempo le caratteristiche inconfondibili regalate dalla vallata di Marano: freschezza, sapidità, equilibrio.

 

Il fruttaio

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Il locale dove le uve riposano, come si dice in Valpolicella, cioè appassiscono naturalmente, senza forzature, e soprattutto senza fretta, è a tutti gli effetti un altro luogo-chiave della produzione vinicola di Contrámalini.

Qui infatti l’appassimento segue una tradizione ormai millenaria, con strumenti e procedure che si sono tramandate nel tempo, salvo pochissime concessioni all’era moderna:  grandi tavolati orizzontali sostengono le arele (graticci) su cui vengono adagiati con attenzione i grappoli più grandi, selezionati fin dalle fasi di vendemmia per le loro dimensioni. Sul loro letto di canne riceveranno una maggiore ventilazione e potranno perciò appassire in maniera uniforme. Gli altri grappoli, di dimensioni inferiori, vengono messi in cassette di legno perché hanno la capacità di assorbire il succo di eventuali acini rotti durante la raccolta, evitando così di bagnare i grappoli sottostanti.

Due gli strumenti più importanti utilizzati durante l’appassimento: il tempo e la pazienza. Non usando apparecchi per la de-umidificazione, capaci di accelerare l’evaporazione dell’acqua contenuta negli acini, il tempo necessario per l’appassimento aumenta: sono necessari almeno 100 giorni, spesso di più, per innescare le micro-reazioni chimico-fisiche responsabili degli inconfondibili profumi e sapori di Amarone e Recioto.

E se le uve per l’Amarone sono le prime ad essere pigiate quando hanno raggiunto la giusta concentrazione di zuccheri e altri elementi, quelle per il Recioto e per vini come “Falà" e “Ismaero” sono le ultime: in questo modo si mantengono nel primo gli zuccheri che contraddistinguono il vino dolce tipico della Valpolicella, assicurando negli altri due anche una gradazione alcolica più elevata.